di Francesco Lamendola da Contro Informazione
Incredibile a dirsi, c’è ancora parecchia gente che non vede nulla di strano nella linea adottata dal governo Conte Bis di fronte alla presunta pandemia da Covid-19, anzi, gli è grata delle misure sanitarie adottate, e ritiene che esse siano assolutamente giuste e necessarie, semmai andrebbero rafforzate ed inasprite, considerata l’entità del pericolo che ci minaccia.
Si tratta di persone che gli hanno già perdonato il suo triplo peccato originale: di non aver ricevuto un voto da alcun cittadino; di aver fatto con la massima disinvoltura una svolta a “U” rispetto al governo precedente, che lui stesso aveva presieduto; d’aver portato al potere quelle forze che erano uscite sonoramente sconfitte e di gran lunga minoritarie dalle ultime elezioni politiche nelle quali il popolo italiano ha avuto la possibilità di far sapere come la pensa. Si tratta di persone, inoltre, che subiscono passivamente il bombardamento quotidiano dei telegiornali e della pubblicità televisiva, e alle quali la stampa di regime rifila i numeri taroccati della cosiddetta pandemia: 25.000 morti e passa, anche se la verità è che le cifre dei decessi sono perfettamente nella media degli anni scorsi e non indicano le morti per Coronavirus, ma tutte le morti possibili, dal cancro alla leucemia, che però vengono messe sul conto del Covid-19, scommettendo sul fatto che la maggioranza della gente non andrà a controllare e non s’informerà circa i dati reali, che sono quelli forniti dall’ISTAT e dall’Istituto Superiore della Sanità. Infine si tratta di persone che non hanno amici all’estero, che non leggono la stampa estera, che non conoscono le lingue straniere e non frequentano i siti internet inglesi, francesi, tedeschi: perché, se lo facessero, si accorgerebbe che c’è qualcosa che non quadra nella narrazione dei fatti che il governo Conte Bis propina all’opinione pubblica italiana, grazie alla compiacenza dei mass-media, spinta fino al servilismo più abietto.
Si accorgerebbero, per esempio, che in Svizzera, cioè a due passi da Milano, l’emergenza sanitaria è arrivata più tardi che in Italia ed è già terminata; che non c’è mai stata una crisi ospedaliera; che la gente non è mai stata segregata in casa, né impedita a portare i bambini ai giardinetti, né multata se marito e moglie vanno a fare la spesa insieme, o insieme fanno una passeggiata per sgranchirsi le gambe e rinfrancare lo spirito. E lo stesso dicasi per tutti gli altri Paesi d’Europa, non solo del Nord, notoriamente più spartani e meno emotivi, ma anche quelli del Sud. Insomma, si accorgerebbero che nessun governo di nessuno Stato al mondo, neppure la Cina, neppure l’Iran, ha vissuto o sta vivendo la crisi da Covid-19 nella maniera traumatica, irrazionale e distruttiva per l’economia, in cui la stiamo vivendo noi italiani: con migliaia di piccole aziende e di piccoli commercianti che non potranno più riaprire le loro attività e i loro esercizi, per il semplice fatto che due o tre mesi di blocco totale e di mancati guadagni li hanno letteralmente mandati sul lastrico.
Cosa che era ampiamente prevedibile, e che il signor Conte, quindi, non poteva non sapere; così come non potevano non saperla, per quanto inetti, fanfaroni e ignoranti siano, i suoi ministri e gli uomini dei partiti che sostengono la sua maggioranza. E dunque, scartata l’ipotesi che si tratti di pura e semplice inconsapevolezza, cosa resta per spiegare il modo di agire di quei signori, se non la deliberata volontà di portare l’Italia al disastro, costringendola ad invocare l’intervento del MES e così facendola commissariare dalla Troika eurocratica e, al tempo stesso, distruggendo quel che resta della sua economia, così da metterla in vendita al miglior offerente straniero, ma senza scordarsi la fetta dovuta a papà Gates, il quale ci venderà i presunti vaccini che il governo, a sua volta, s’incaricherà d’imporre per legge alla popolazione stremata e terrorizzata? O siamo in presenza di una imbecillità totale, dunque, oppure della chiara intenzione di tradire l’Italia e consegnarla, mani e piedi legati, alle forze nemiche che la vogliono smembrare e dissanguare, e che da anni spiavamo l’occasione favorevole per liberarsi di una concorrente pericolosa: tertium non datur.
E ora, se qualcuno vuol credere che Conte, Renzi, Grillo & Zingaretti siano degli idioti totali, è libero di pensarlo; da parte nostra, non solo non li crediamo stupidi, ma anzi molto furbi. Il che non significa che li riteniamo anche intelligenti, la furbizia essendo la variante meschina e opportunista della vera intelligenza; ma è un fatto che nel mondo della politica, specialmente oggi e in queste condizioni, dove non ci sono quasi più autentici statisti, ma solo arrampicatori del potere e dilettanti allo sbaraglio, gonfi di presunzione quanto digiuni di capacità e conoscenze, fanno strada i furbi e non gl’intelligenti. Infatti questi ultimi vedono le cose a trecentosessanta gradi e non solo dall’angolo visuale della loro personale convenienza e perciò, se appena hanno uno straccio di coscienza morale, sono portati a tener conto del bene di tutti, senza di che non si dà neanche un vero bene individuale. Ma per capirlo bisogna essere intelligenti, appunto, e non solamente furbi: perché l’intelligenza viene premiata dai fatti sul lungo periodo, mentre la furbizia è una forma mentale che vuol vedere subito i frutti del proprio agire e raccogliere il massimo pur avendo seminato il minimo, o niente addirittura.
Dunque: tutti a casa per due mesi, per tre mesi, o forse anche di più, ma solo in Italia. Multati se si esce col bambino, lasciati in pace se si esce col cane; multati, denunciati e molestati durante la sacra funzione se si va alla santa Messa, ma lasciati tranquilli se si va a comprare il gelato o le sigarette; multati se si va in due a far la spesa o se si va fuori del proprio comune di residenza anche solo di cento metri (molti supermercati sorgono sulle strade provinciali o statali, all’incrocio di due o tre territori comunali), ma non se si è stranieri e si spaccia droga per la strada; multati se si va al funerale dei propri cari e li si vuole accompagnare fin dentro il cimitero, ma tollerati e perfino incoraggiati e approvati se si va a cantare Bella ciao e a sventolare bandiere rosse e gagliardetti dell’A.N.P.I. alla festa della cosiddetta Liberazione, anche formando una vera folla. E soprattutto, zitti, buoni e chiusi in casa, abbandonati al bombardamento incessante di una televisione che ha deciso di propinarci il peggio, ma proprio il peggio, di cui è capace; e di utilizzare ogni spazio pubblicitario, anche creandone di nuovi e moltiplicandoli oltre ogni limite del sopportabile, per ribadire gli ordini – perché di ordini si tratta, nonché di minacce, intimidazioni e ricatti, non di raccomandazioni – del governo dittatoriale sanitario: Resta a casa; Non uscire; Se esci metti in pericolo te stesso e gli altri, sei un cattivo cittadino, un incosciente, un criminale, un individuo asociale e irresponsabile, e conduttori televisivi, gente di spettacolo, cantanti, soubrette a ripeterci, sorridenti e felici (perché loro abitano in ville col giardino e la piscina, mica in miniappartamenti nei casermoni delle periferie industriali; e si fanno venire a casa il parrucchiere, la manicure e la pedicure, il trainer, il coacher o l’instructor privato): La sai una cosa? È proprio bello stare a casa! Il tutto senza alcuna discriminazione di persona, di tempo e di luogo, neppure sulla base del più elementare buon senso. Perché mai proibire l’accesso nei parchi ai bambini, quando è noto che nessun bambino si è ammalato e assolutamente nessuno è morto in questo peridio, in circostanze anche solo vagamente sospette? E perché una famigliola che abita vicino al mare non potrebbe andare in spiaggia, stando a debita distanza dagli altri, visto che già in casa quelle persone sono a stretto contatto tutto il santo giorno, e dunque non fanno niente di diverso se si concedono qualche ora di salutare distrazione, né mettono minimamente in pericolo il prossimo? Perché scatenare la caccia con i droni, gli elicotteri e le motovedette contro persone che sono uscite di casa, sì, ma se ne stanno isolate, o corrono in luoghi aperti e solitari? A chi giova, a quale scopo un simile dispiegamento di mezzi, un tale terrorismo psicologico, se non per portare la popolazione al limite estremo della claustrofobia, del senso d’impotenza e della frustrazione, esasperando l’aggressività repressa e il senso di colpa? Perché in tali circostanze anche solo fare una passeggiata di cinque minuti provoca sensi di colpa, ed è sovente accompagnata da occhiate malevole e gestacci da parte degli altri, dei reclusi, i quali spingono la loro antipatia sino agli insulti, sino alle percosse, quando non telefonano addirittura ai carabinieri per denunciare il vicino che è sceso nell’orto sotto casa senza indossare la mascherina, o che ha oltrepassato di cinquanta metri i duecento concessi dal decreto e quindi rappresenta un vero e proprio pericolo pubblico, oltre che un pessimo esempio di disobbedienza, menefreghismo e superficialità?
Non può essere un caso che proprio quando la Rai, che è un’azienda di Stato e quindi pagata dai cittadini (e pagata tre volte: con le tasse, con il canone obbligatorio e con la pubblicità), potrebbe e dovrebbe intrattenerli con dei programmi di una certa qualità, e in generale dando un indirizzo rasserenante ai palinsesti, tutto al contrario non ci ha mai propinato dei programmi così scadenti, così stupidi, così insulsi, vera e propria immondizia, perfino al di sotto dello standard cui ci eravamo rassegnati negli ultimi tre o quattro anni, che già era infimo; e che non solo non fa nulla per rasserenarci, ma fa proprio di tutto per angosciarci, spaventarci, terrorizzarci, parlando sempre e solo della pandemia, dei morti, del pericolo incombente da ogni parte, peraltro senza mai dare le cifre vere, senza mai parlare in modo oggettivo, anzi arrivando perfino a gabellarci per buone delle immagini fasulle, la colonna dei camion militari carichi di bare che si muove di notte e che non si riferisce, come ha voluto farci credere, alle vittime del Covid-19 decedute nell’ospedale di Bergamo ma ai clandestini annegati nell’affondamento di un barcone a Lampedusa, nel 2013 e cioè sette anni fa. Ci hanno detto perfino che in alcuni ospedali non c’erano abbastanza camere mortuarie per ospitare tutte le salme in attesa di sepoltura (o, meglio, di cremazione: perché si è fatto un ricorso selvaggio alla cremazione, in questi ultimi mesi, così poi nessuno potrà fare l’autopsia e verificare le vere cause di quei decessi), e ciò per evocare in noi immagini agghiaccianti di cataste di cadaveri che potrebbero andare in putrefazione e per darci a intendere che è in atto una moria semplicemente spaventosa, che le persone stanno morendo come le mosche e che domani probabilmente toccherà a noi, sì, proprio a noi. Anche se a stento si sono trovati una dozzina di casi nei quali sembra, e sottolineiamo sembra, che la causa unica di morte sia il Covid-19, e praticamente nessuna di persone giovani; e anche in quei rarissimi casi potrebbe trattarsi di difetti congeniti dei quali quelle persone erano ignare, come il ragazzino delle scuole medie che muore d’infarto durante la corsetta nell’ora di educazione fisica o al primo allenamento nella squadretta di calcio parrocchiale, perché non sapeva di avere una malformazione cardiaca. E intanto la Rai prosegue nella sua politica di terrorismo psicologico, e Mediaset e La Sette le fanno concorrenza: ad ogni ora, di giorno e di notte, meschine tavole rotonde ove i soliti personaggi, i soliti pseudo intellettuali, i soliti giornalisti asserviti al potere e i nuovi narcisi della tv, ad esempio i governatori di regione che hanno scoperto la loro vera vocazione finora nascosta, metà di sceriffi del Far West e metà di primedonne smaniose di avere per sé le luci della ribalta, per parlare sempre e solo del Coronavirus, per pontificare, discettare, sproloquiare sul nulla, ripetendo senza fine gli stessi mantra, le stesse banalità, le stesse menzogne, al preciso scopo d’instupidirci, ipnotizzarci, ossessionarci, sollecitando sempre la nostra emotività, la nostra paura viscerale, e mai facendo appello ad argomenti razionali, tutt’al più a sofismi da quattro soldi.
C’è un disegno, e chi non sa o non vuol vederlo è già schiavo, e si merita di esserlo, anche se non lo immagina neppure; mentre gli altri sono schiavi anch’essi, ma almeno lo sanno, lo hanno capito, e quindi possono regolarsi di conseguenza. Perché la vera libertà non è la libertà assoluta di fare, sempre e in ogni caso, quel che si vuole o si ritiene giusto, ma capire la realtà e dare il proprio assenso, oppure no, alle cose e alle situazioni che coinvolgono noi o il nostro prossimo.
Oggi il potere finanziario globalista ha compiuto un ulteriore passo avanti nella strategia di conquista e di dominio del mondo intero: i suoi tentacoli non si stendono più “soltanto” sui territori e sui sistemi economici, cioè sulle nostre città e i nostri conti in banca, ma sono giunti fino alle nostre menti, ai nostri riflessi condizionati, alle nostre anime. Mai ci siamo trovati esposti a un pericolo di tale gravità: minacciati di vederci strappare l’anima e di venir ridotti a degli esseri post-umani, instupiditi, abbrutiti, lobotomizzati, pronti a fare qualsiasi cosa, anche gettarci carponi a quattro zampe, scodinzolare o abbaiare a comando, se così piacerà ai nostri invisibili padroni. Per intanto, stiamo sperimentando l’addestramento a diffidare e odiare il nostro prossimo, chiunque egli sia: a vedere in ogni persona che incrociamo per la strada o che fa la fila vicino a noi al supermercato, un possibile, anzi un probabile untore, un malvagio o un incosciente che potrebbe contagiarci e provocare la nostra morte, e che quindi va tenuto a debita distanza, con le buone o le cattive. Ciascuno deve starsene quieto e obbediente nel suo box, nella sua cuccia. Non andiamo più a trovare i vecchi, perché potremmo contagiarli; e non portiamo fuori i bambini, perché potrebbero esser contagiati. E in entrambi i casi, se si ammalano i nonni o i figli, sarà stata colpa nostra: della nostra irresponsabilità, della nostra storditaggine. Dimostriamo di essere un grande popolo, recitano gli spot governativi: stiamo a casa! Ma è questo che fa grande un popolo, restarsene chiuso in casa?