Prendo spunto dalla direttiva europea (mi pare sia del 2013) che è tornata alla ribalta e che ho pubblicato oggi nelle “Flash News”, secondo la quale è previsto l’arresto per chi pubblica, su Internet: commenti e, quant’altro, che risulti offensivo, razzista e omofobo.
Questa cosa mi fa veramente incazzare come poche altre! Non è infondere giuste regole di comportamento e di reciproco rispetto pubblico, come dovrebbe essere: è solo il colmo dell’ipocrisia!
L’umanità è fondamentalmente razzista. È nel nostro DNA, perché chiunque sia diverso da noi, o la pensi in altro modo, o si comporti diversamente dal “gruppo”, è bandito, additato, deriso e schermito. Spesso, purtroppo, anche brutalizzato, se non addirittura torturato e ucciso, come le cronache c’insegnano di continuo, specialmente su fatti che riguardano finti, fanatici, religiosi islamici. Nulla di straordinario, perché lo hanno fatto anche i ferventi cattolici fino a qualche secolo fa.
Il solo fatto che si parli in dialetto, in presenza di persone che non siano del posto: è razzismo! Le tifoserie che sbraitano e inveiscono tra di loro, fino a menare le mani, arrivando anche a scannarsi le une contro le altre: sono razziste! Le fazioni politiche che si accusano a vicenda: sono razziste!… L’elenco potrebbe essere infinito, perché tutto trasuda di un razzismo che è atavico, dal quale dovrebbe salvarci il “politically correct” (orientamento ideologico duramente condannato anche da Bergoglio il 4/06/13: «L’ipocrisia è lingua dei corrotti» – link). Allora, fan’culo anche l’ipocrita politically correct!
Oggi non si può più dire che uno è sordo ma, per non offendere la sua sensibilità si deve dire che è “audioleso”. Il cieco non è più cieco, ma “videoleso”… siamo arrivati al punto che i Tirolesi restano alquanto confusi.
Il nostro classico, amato, spazzino che incontravamo a ogni angolo della strada, quando eravamo ancora fortunati ad averlo, è diventato un: “Operatore ecologico”. Di questo passo anche la “mondezza”, prima o poi, pretenderà d’essere rivalutata.
Un nuovo linguaggio, sempre politically correct, è sorto anche per la sfera omosessuale. Non si può più dire: “frocio” e “culattone”, cosicché il caro e compianto Giorgio Faletti non potrebbe più esibirsi ne “I Testimoni di Bagnacavallo” dicendo: «Anatrema su di voi culattacchioni!», come faceva in “Drive In”. Per quanti dichiarino in pubblico il proprio orientamento sessuale c’è stata anche una precisazione: non si può dire che fa “outing” (introdotto negli States dal giornalista Michelangelo Signorile – 1990), ma “coming out” oppure “outing oneself”. Che tradotto alla lettera, in tutti i casi, non significa un cazzo (anche se, facendo outing, in Italia si può incorrere nel reato d’omofobia)! Ma, americanizzati come tanti coglioni omologati, fa sentire d’essere più importanti, più intelligenti e poi, fa taaanto snob…
Anche il termine “gay” è stato opportunamente sostituito, perché includeva chiunque, indistintamente, fosse “gaio”. È rimasto solo nelle sigle sorte tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: LGB, LGBT, LGBTQ, LGBTI, LGBTQI (link). Acronimi indicanti una collettività d’individui, sessualmente diversi dal genere tradizionale, che all’inizio avevo scambiato per la sigla di una nuova marca d’elettrodomestici.
Tutta questa vecchia terminologia, consolidatasi nel tempo, è diventata offensiva mentre, veramente offensivo è vedere esibirsi in pubblico personaggi tipo Conchita Wurst (al secolo Thomas “Tom” Neuwirth). Una “Drag Queen”, non un “Drag King”. Un fenomeno da baraccone come si vedevano al circo, negli anni Sessanta, il cui rivoltante modo d’esibirsi, che nulla ha di artistico, anziché esporlo al MoMa di New York, andrebbe risolto con una latta di benzina, per tornare un po’ a quella normalità che ci è sfuggita di mano. Antiquato? Retrogrado?… fate voi… Io, per quel che mi compete, resto saldamente attaccato con tutte le mie forze alla… tradizione.
Con questo, voglio dire che, ognuno è libero di fare della propria sessualità quello che vuole, ma senza offendere, con esibizioni spettacolari esagerate e/o ridicole, chi gli sta attorno. Si veda, per esempio, un Cecchi Paone che ha tutto il mio rispetto (solo per quanto riguarda le sue scelte sessuali e il modo di viverle pubblicamente).
E, attenzione, anche a quanti sventolano le bandiere “arcobaleno” che potrebbero confondere altrettanto. Se non si contano bene i colori, cioè se ce ne sono sei anziché sette, e non c’è scritto sopra “Pace”, chi le sventola vuole significare che, sessualmente, sta su un’altra sponda (link).
Se poi, aveste qualche minimo sospetto che i vostri figli fossero anch’essi confusi da tutto questo incomprensibile casino, non preoccupatevi: c’è il Tavistock Institute londinese (fondato da ex medici e scienziati nazisti che fa capo alla Fondazione dell’ebreo sionista Joe Lewis – link) che è in grado, con opportuni trattamenti farmacologici, di “ibernare” lo sviluppo degli organi sessuali, di quei bimbi che, sotto la soglia dei dieci anni, fossero incerti sulla propria sessualità, mettendo a freno la produzione di testosterone ed estrogeni. Riducendo, così, al minimo l’impatto del futuro intervento chirurgico, previsto nel corso dell’adolescenza. Anche questo diventa forzatamente “normalità”, tant’è che si è registrato un aumento dei casi di disforia di genere, trattati con il blocco dello sviluppo, pari al 1000% negli ultimi cinque anni. Questo, mostra un’espansione del fenomeno che esce dal caso eccezionale, per dirigersi verso cifre da diffusione di massa.
Tornando al razzismo poi, termine che terrorizza tutti, le cose vanno dette per come stanno veramente ed è spregevole che, in certi ambienti pubblici siano privilegiati, seppure controvoglia e a “denti stretti”: gli stranieri, i rifugiati, i profughi e quant’altri, che indifferentemente additiamo come “extracomunitari”, per paura d’essere accusati di razzismo, mettendo in secondo piano i connazionali, quand’anche avessero un codice prioritario. Tutti dimentichi che il governo, coi soldi dei contribuenti, paga per questi (non sempre propriamente detti) extracomunitari dai 45 ai 75 euro giornalieri procapite, godendo gratuitamente, inoltre, della più completa assistenza sociale, quand’anche fossero clandestini. Non di rado, poi, s’apprende che forniamo assistenza sociale, gratuitamente, anche a quelli che sono giunti qui, per farci saltare per aria, con atti terroristici!
Ma ci siamo anche, volutamente, dimenticati delle migliaia di concittadini che vivono nella povertà più assoluta. Ci siamo volutamente dimenticati degli anziani che, non arrivando a fine mese con una vergognosa pensione da fame, devono razzolare nei cassonetti. Ci siamo volutamente dimenticati di quanti hanno perso il lavoro e, forse, anche la casa. Ci siamo volutamente dimenticati di quegli onesti imprenditori che, portati al fallimento da un governo criminale, si sono tolti la vita.
Ci siamo dimenticati di tante altre cose, anche d’essere Italiani, ma… “tana salva tutti”: c’è il politically correct che viene ad alleggerire le nostre coscienze e a imporci le regole della “nuova normalità”!