Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
03 settembre 2019
Terra: “Sferoide, Ellissoide, Geoide, oblato… prolato”.. Dove finisce una teoria, a fasi alterne controversa, e comincia la presa per il culo…
Non mi riferisco a quei quattro deficienti, autoproclamatisi “rappresentanti dei terrapiattisti” che, in un sovrumano sforzo riabilitativo,
si potrebbe ipotizzare siano dei prezzolati al servizio della comunità scientifica e/o politica; né a quegli idioti che, per parlare della Terra piatta, si fanno intervistare con la maschera di “Anonymous” senza conoscerne né l’origine (inizi del XVII secolo), né il significato (Esposto di Edward De Vere, 17° Conte di Oxford) che, in ogni caso, è un simbolo storicamente appartenuto a chi vorrebbero contestare. Mi riferisco alla scienza ufficiale, alla NASA, all’Enciclopedia Britannica, a National Geographic, a Focus e, a quant’altri sbandierano, da una parte la sfericità della Terra e, dall’altra entrando nei particolari, parlano di superfici estremamente piatte, prendendo tutti, come anzidetto, per il culo.
Già ho scritto (si veda: “Una Terra dannatamente piatta”) a proposito del Salar de Uyuni, il più grande lago salato del mondo, situato all’interno dell’Altopiano della Bolivia, e del vicino Salar de Coipasa, sui quali l’Earth Observatory (che fa parte dell’EOS Project Science Office, presso il Goddard Space Flight Center della NASA) usa la seguente definizione per entrambi «L’enorme distesa bianca quasi perfettamente piatta (the almost perfectly flat expanse of white)». Anche National Geographic lo esalta come:«Il posto più piatto della Terra».
Continuando a spulciare tra i dati dell’Osservatorio, saltano fuori altri laghi, la cui planarità sarebbe sempre stata rilevata, secondo quanto scrivono, con sistemi satellitari. Anche il bacino del Kati Thanda-Lake Eyre (Il lago salato più grande dell’Australia che copre un’area lunga 144 km e larga 77 km – National Park South Australia) «è quasi perfettamente piatto (Lake Eyre basin is almost perfectly flat)». Secondo l’Enciclopedia Britannica, poi: «La superficie estremamente livellata della crosta di sale è stata utilizzata nei tentativi di battere i record mondiali di velocità terrestre, in particolare nel 1964, quando Donald Campbell guidava a una velocità di oltre 400 miglia (644 km) l’ora, con il Bluebird II (The extremely level surface of the salt crust has been used in attempts to break world land-speed records, notably in 1964, when Donald Campbell drove at a speed of more than 400 miles (644 km) per hour in Bluebird II)».
La Bonneville Salt Flats è una pianura di 260 km2 coperta da uno strato di sale, nel nord-ovest dello stato americano dello Utah. Rappresenta i resti di un grande lago che inondò la maggior parte dello Stato tra 14.000 e 32.000 anni fa. La massima estensione dell’antico lago di Bonneville era lunga circa 520 chilometri e larga 220 chilometri ed è la distesa salata più vasta di quelle presenti attorno il Gran Lago Salato. Secondo l’Osservatorio è «famoso per essere uno dei luoghi più piatti della Terra (famous for being one of the flattest places on Earth)». È rinomata anche per la sua Bonneville Speedway, una pista specifica laddove dal 1935 sono stati stabiliti numerosi record mondiali di velocità con automobili e motocicli.
Avendo l’Enciclopedia Britannica sottomano, non vogliamo dare un’occhiata anche alla definizione di “Playa”?: «Le playa sono tra le forme di terra più piatte conosciute. Le loro pendenze sono generalmente inferiori a 0,2 metri per chilometro (Playas are among the flattest known landforms. Their slopes are generally less than 0.2 metre per kilometre)».
Ecco, allora, che secondo Focus, la Racetrack Playa, in California, lunga 4,5 chilometri e nota per le “pietre che camminano”, sarebbe «piatta come un tavolo da biliardo».
Riportare ancora esempi, che occuperebbero intere pagine, non avrebbe senso, anche perché si rischierebbe d’imbattersi nei deserti e nelle valli (costringendomi a modificare il titolo)
come il Deserto dell’Atacama, che si estende dal Perù meridionale al Cile settentrionale e ha un bacino che l’Osservatorio della NASA descrive così: «Il Salar de Atacama in Cile è un bacino chiuso senza punti di drenaggio. (Salar è spagnolo e sta per “sale piatto”)… la superficie grigio-marrone del salar è piatta… (The Salar de Atacama in Chile is an enclosed basin with no drainage outlets. (Salar is Spanish for “salt flat”)… the grey-brown surface of the salar is flat…)». Oppure, potremmo trovare la Suguta Valley, uno dei luoghi più aridi del Kenia che, sempre secondo l’Osservatorio, sarebbe: «The Suguta Valley floor is relatively flat (relativamente piatta!)».
Un appunto, invece, va fatto alla Britannica: la sua valutazione di 20 cm per chilometro di… chiamiamola pure “curvatura”, pur essendo sempre efficace per quanto si vuole dimostrare, non collima con i rilievi eseguiti da tanti altri, Università comprese, in diverse parti del mondo, laddove, sulle lunghe distanze tale “curvatura” è uniformemente stata inferiore al metro. Si veda per esempio il mio articolo succitato, sul quale sono posti in evidenza detti fattori, che danno riscontro a quei ripetuti: “Quasi perfettamente piatto/a”.
Ora, si spera non ci sia qualche cretino che consideri l’acqua dei luoghi riportati negli esempi di cui sopra, “dispettosa”, rifiutandosi di adeguarsi, di curvarsi o gonfiarsi a dismisura, come farebbe quella dei mari e degli oceani, per compiacere un’orda di arroganti ignoranti che si castrano con le loro stesse mani, e vorrebbero nascondersi dietro a un dito. Il dito dietro cui nascondersi, questa volta, è volutamente scelto e definitivamente offerto!